JEET KUNE DO: CHE COSA SEI RIUSCITO A DOMINARE?

Pubblicato il da oleg

Qualche tempo fa Chris Kent mi inviò una rivista intitolata "Maestri e Stili", che si pubblicava alcuni anni fa. All'inizio mi sorprese l'idea di essere in una rivista apparsa due anni fa, senza esserne cosciente. Nella copertina titolava "13 Maestri rivelano i loro segreti". Dentro c'era una mia foto in una pagina, assieme ad un'altra foto del mio istruttore, Dan Inosanto. Mi sentii onorato di apparire nella stessa rivista assieme al mio istruttore. Inoltre era un onore per me essere assimilato a magnifici artisti marziali come Ralph Castro e Thomas Mitose, tra gli altri. Apparivano anche i miei fratelli veterani del Jun Fan Jeet Kune Do, Ted Wong e Richard Bustillo. Ma devo ammettere che non trovai nessun segreto nelle tecniche basilari che mostravo. Non sono sicuro che esista un segreto nel Jeet Kune Do. Se c'è, a me non è stato svelato in questi trent'anni. So che alcune delle cose che si insegnavano nell'accademia del quartiere cinese di Los Angeles, Bruce Lee non voleva che si insegnassero agli estranei. Per esempio, non voleva che i suoi allievi insegnassero il doppio Pak Sao al di fuori della lezione. Questo ha confuso la gente ed alcuni hanno scritto che c'erano molte tecniche segrete che non s'insegnavano agli allievi del quartiere cinese.

 

Anche se alcuni credono che questo sia vero, dopo aver praticato per quasi trent'anni JKD con il mio istruttore Dan Inosanto ed altri; dopo aver insegnato in vari campi estivi e nel gruppo dei mercoledì sera di Jun Fan Jeet Kune Do, senza scopo di lucro, per 25 anni; dopo cinque seminari annuali BLEF dove ho visto dimostrazioni dell'Arte di quasi tutti gli allievi di Bruce Lee, non mi sono ancora trovato davanti a nessuna di quelle tecniche "segrete". Ricordo che quando lavoravo con Dan Inosanto, lui mi diceva che non mi avrebbe mai nascosto nulla ed io ho sempre confidato nella sua parola. L'unica eccezione potrebbe essere il principio del martello, poiché l'unica persona a cui l'ho visto fare è Bob Brener. Non sono riuscito a trovare nessun segreto nelle copiose annotazioni di Bruce Lee alle quali abbiamo accesso.

 

Mentre guardavo quella rivista non riuscivo a non riflettere su cosa avrebbe pensato Bruce Lee. So, attraverso i suoi scritti, che era radicalmente contro l'uso della parola "maestro". Scrisse che "la parola maestro denota l'esistenza dello schiavo". Scrisse anche che non appena si crede di essere maestri di qualcosa, si comincia a rinchiuderla in una bara. Come disse al mio amico e compagno, istruttore di JFJKD del gruppo dei mercoledì sera, Bob Bremer: "Alla fine, che cosa domini veramente?" So che a Bruce Lee assolutamente non piacerebbe il fatto che un istruttore di JKD si autoconsideri maestro. Questo risulta evidente dai suoi scritti ed anche quando parlava con i suoi allievi. Ricordo perfettamente il mio istruttore Dan Inosanto che insegnava nell'accademia del quartiere cinese di Bruce Lee, rifiutare energicamente la parola "maestro" in un opuscolo che qualcuno gli aveva inviato, opuscolo che pubblicizzava un seminario che avrebbe impartito da qualche parte. Fece capire chiaramente che non desiderava chiamato essere Maestro Dan Inosanto. E questo viene da un uomo che conosce le Arti Marziali più di qualsiasi altra persona che io abbia mai conosciuto. Si può essere maestro delle Arti Marziali che ho imparato in Taiwan, poiché sono di natura lineare. Cioè per essere è necessario imparare una serie di forme ed una serie di tecniche per ottenere una cintura dall'associazione taiwanese. Dopo aver ottenuto la cintura nera di 8° grado, si può essere considerarti un maestro. Non si può dire la stessa cosa del Jeet Kune Do.

 

Il JKD è, per sua natura, circolare piuttosto che lineare. Bruce Lee lo descrisse come "un cerchio senza circonferenza". Credo che questo si possa chiarire con un esempio del nostro modo di allenare una tecnica tipica del JKD. Per questo utilizzeremo il principio del martello, come esempio.

 

Il principio del martello è una delle migliori tecniche insegnato da Bruce Lee. Secondo la pianificazione delle sue lezioni, pubblicata nel Volume 3 delle sue annotazioni con il titolo Jeet Kune Do -pubblicato da John Little- era anche una delle prime cose che insegnava. Bob Bremer sembra essere l'unico allievo di Bruce Lee in grado di ricordarla e di insegnarla, e ha avuto la bontà di condividere i dettagli di questa eccellente tecnica.

 

Il principio del martello è una tecnica così eccezionale, che passiamo una buona parte delle lezioni dei mercoledì sera lavorandoci. Dopo averci lavorato per cinque anni, siamo giunti alla conclusione che non la domineremo mai. Questo può essere capito meglio dopo aver spiegato come lavoriamo su questa tecnica.

 

In primo luogo, tutti si mettono con un compagno. Quello che realizza il principio del martello si posiziona con il braccio disteso a mezzo metro dal suo compagno, che fa le veci dell'allenatore. Di seguito, attacca con un colpo diretto alla fronte dell'allenatore, mentre abbassa il braccio come se sostenesse un martello. Il compagno cerca di bloccare l'attacco; la prima cosa che scopriamo è che il compagno che fa le veci dell'allenatore sembrerebbe avere il maggior vantaggio. Sembra infatti che più lo si attacca, più facile gli risulta bloccare. La chiave risiede nel fatto che l'allenatore si rende conto della preparazione dell'attaccante. Al principio nota solo grandi movimenti corporali, come quello di abbassare o alzare il corpo prima dell'attacco.

 

Una volta che spoglia il suo compagno di questi grandi movimenti, sembra notare una preparazione più sottile. Può rendersi conto che il gomito dell'attaccante si muove o che l'espressione del suo viso prima di attaccare cambia. Una volta che scopre tutto questo e l'attaccante si libera di tutta la preparazione fisica, sembra che l'allenatore preveda quando si produrrà l'attacco. Comincia a percepire la tensione fisica dell'attaccante che avviene un secondo prima dell'attacco. Quando l'attaccante impara a nascondere la sua tensione fisica, allora può cominciare a lavorare quello che Bruce Lee chiamava la "non intenzione". Questa è la fase più difficile dove "non pensi ad attaccare; semplicemente attacchi". Sono riuscito ad ottenere questo solo un paio di volte. » una sensazione molto strana quella di sferrare un attacco e di non rendersene conto se non dopo aver colpito il bersaglio. Quando sei in grado di colpire con il principio del martello senza intenzione, è impossibile che il compagno ti blocchi. Se colpisci senza preparazione e senza intenzione, il tuo colpo arriverà prima di essere visto.

 

Se si pratica il principio del martello per molto tempo, succederà qualcosa di straordinario. L'attaccante riuscirà a notare la mancanza di concentrazione del compagno allenatore. Bruce Lee diceva a Bob Bremer che quando gli eseguiva la tecnica del principio del martello, sapeva perfettamente quando Bob perdeva la concentrazione. Non appena Bruce notava la distrazione di Bob, lo colpiva con forza sulla fronte, a quasi un metro di distanza. Bruce Lee disse a Bob che esisteva una frazione di secondo in cui il suo avversario non era concentrato e che gli sembrava di sapere sempre quando succedeva.

 

Nelle nostre classi di JFJKD dei mercoledì sera, complichiamo ancora di più il principio del martello, cambiando compagno. Il vantaggio di farlo è che l'allenatore può analizzare la preparazione di tutti i membri della classe. Abbiamo scoperto che facendo sparring è molto più facile rendersi conto di un attacco ed intercettarlo.

 

Infine, se la persona che attacca riesce a farlo a mezzo metro, aumenta la distanza. Se lo rendete sempre più difficile per l'allievo, quest'ultimo continuerà a crescere come artista marziale, benché non domini mai una singola parte del Jun Fan Jeet Kune Do. Spero che ora possiate capire perchÈ Bruce disse: "Alla fine che cosa dominiamo veramente?" Non c'è dubbio che il JKD sia un cerchio senza circonferenza. ( Fonte: www.umbertoburoni.it- A cura di Tim Tackett)

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